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Vittime Uranio impoverito

 

Uranio impoverito: gli effetti sui militari italiani

Uranio impoverito: gli effetti dannosi uranio impoverito militari italiani, sono emersi sin dalla fine degli anni Novanta. Infatti, i proiettili ad uranio impoverito sono stati utilizzati nelle missioni all’estero, in particolare ci fu uranio impoverito Kosovo. Nel corso delle missioni, i nostri militari sono rimasti esposti a nano particelle di metalli pesanti e radiazioni.

Infatti, questi proiettili sono in grado di generare delle temperature che possono arrivare fino a 3.000°. In questo modo, gli stessi carri armati e le installazione in cemento amianto si polverizzano. Questi metalli pesanti e  le fibre di amianto sono stati quindi inalati. In molti casi sono state contaminate anche le acque.

In questi contesti, anche le stesse condizioni igienico sanitarie e lo stress e alcune pratiche vaccinali, hanno contribuito a minare la salute dei nostri militari. Il Colonello Carlo Calcagni, del ruolo d’onore dell’Esercito Italiano, pilota elicotterista, è stato contaminato da nano particelle e da elementi radioattivi. Ha subito un danno biologico del 100% con MCS, cioè la sensibilità chimica multipla.

Così Lorenzo Motta, e molti altri. Purtroppo tra i nostri militari, almeno 7500 si sono ammalati e circa 400 hanno perso la vita a causa dei danni provocati da questi agenti cancerogeni scatenati dall’uso di questi proiettili.

L’Osservatorio Vittime Del Dovere di cui è Presidente l’Avv. Ezio Bonanni, e che è stato costituito anche grazie all’impegno dell’ONA – Osservatorio Nazionale Amianto APS, è in prima linea nella tutela di queste vittime.

La Colombo Servizi S.r.l fornisce l’assistenza medica, anche grazie all’impegno dell’ONA e dei suoi medici volontari. Grazie all’avv. Ezio Bonanni è possibile ottenere anche la consulenza legale scritta, in modo assolutamente gratuito.

Consulenza gratis tutela legale vittime uranio impoverito

Uranio impoverito

 

Indice

Uranio impoverito: cos’è e come è stato utilizzato?

L’uranio è un metallo pesante che è estratto, in piccole quantità, dalle rocce, dal suolo e dall’acqua. Questo metallo è composto da tre isotopi radioattivi: 235U, 234U e 238U. Il 99,27% è costituito dall’isotopo 238 e viene processato per ricavarne l’uranio arricchito (uranio 235). In inglese questo materiale viene chiamato depleted uranium. Per questo motivo ci si riferisce ad esso usando anche il termine uranio depleto.

Dalla miscela di 235U e uranio 238 deriva il combustibile delle centrali nucleari ed è il principale elemento detonante delle armi nucleari. L’uranio impoverito non è altro che lo scarto del procedimento di arricchimento dell’uranio.

Essendo l’uranio impoverito meno radioattivo di altri isotopi di uranio, spesso è stato utilizzato nel settore militare. Si sono create armi uranio impoverito e una tipologia di proiettile uranio impoverito, che ha una notevole efficacia distruttiva.

Proiettili uranio impoverito: il rischio per i militari italiani

Negli anni ’90 proiettili di uranio impoverito sono stati impiegati nella zona dei Balcani, in Afghanistan e Iraq. In tutto il territorio intorno Sarajevo si stima l’utilizzo di più di 10.800 proiettili all’uranio impoverito.

Sebbene l’Italia neghi l’utilizzo di equipaggiamenti di questo materiale, quindi non ci sia uso di uranio in Italia, il pericolo è ugualmente alto per i militari dell’esercito italiano e non solo. Infatti vi è comunque la presenza dell’uranio impoverito nelle zone di guerra, come per esempio nei Balcani. Inoltre è noto che anche la NATO abbia utilizzato bombe all’uranio impoverito in Bosnia, nei raid del 1994 e del 1995, e in Kosovo nel 1999.

Infatti, nonostante si conosca da tempo la pericolosità di questo materiale, ad oggi non vi è ancora nessun trattato internazionale che vieti categoricamente l’utilizzo di proiettili e blindature all’uranio nelle zone di guerra. Inutili sono stati i tentativi delle Nazioni Unite per rendere la questione rilevante e per cercare di ridurre i rischi per militari e civili.

Uranio impoverito: nanoparticelle e radiazioni, come proteggersi

Il pericolo per i militari italiani non è solo da ricercare nell’utilizzo di proiettili di uranio impoverito ma è più subdolo. Infatti l’Istituto Superiore di Sanità e la relazione della Commissione Parlamentare d’Inchiesta del 2006 sostengono che l’uranio risulta dannoso anche quando colpisce determinate superfici, carri armati o depositi di munizioni. Questo metallo si polverizza fino a diventare nanoparticelle, corpuscoli che possono intossicare l’acqua e l’aria dei territori colpiti dai bombardamenti con munizioni all’uranio.

Durante gli anni Novanta, i militari italiani impegnati nelle missioni all’estero non avevano la dovuta coscienza del pericolo che correvano. La maggior parte di loro non aveva gli strumenti protettivi adeguati e non conosceva i protocolli da seguire per non entrare in contatto con materiali e alimenti tossici. Questo ha aumentato il rischio e per uranio impoverito soldati italiani hanno contratto patologie.

Proiettile all’uranio impoverito che cos’è

Il manuale USA chiarisce che il proiettile all’uranio impoverito è radioattivo e causa uranio impoverito malattie. La radioattività è l’emissione spontanea di particelle, oppure di energia (radiazioni ionizzanti), da atomo instabile. Dunque queste radiazioni sono particelle alfa, beta e raggi gamma. Queste sostanze creano delle alterazioni nel corpo umano.

Poi il suo utilizzo, come detto, provoca la polverizzazione di metalli pesanti e cemento amianto. Così che queste nanoparticelle sono inalate e superano la barriera ematoecenfalica. Questo è distruttivo per l’organismo umano.

In più ci sono le corazze ad uranio impoverito, incorporato nell’acciaio, come i blindati statunitensi Heavy Armor. In questi casi è molto difficile penetrare questi blindati.

Radiazioni alfa, beta e uranio impoverito

Le radiazioni alfa sono le più ionizzanti, pur con scarsa portata. Quindi, quando penetrano nel corpo umano, apportano energia, che causa la distruzione delle cellule o la loro alterazione.

Le radiazioni beta, invece, sono meno pericolose.

Quando un penetratore di uranio impoverito impatta contro la corazza di un blindato, produce ossido di uranio UO3 che è solubile in acqua. In questo modo si crea un aerosol di ossido di uranio impoverito, che rimane in aria molto tempo.

La stessa esplosione, e il calore, invece, genera le nanoparticelle di ferro, stronzio, cadmio e zinco. I nostri militari, del tutto ignari, e senza protezioni, in Kosovo hanno inalato le nanoparticelle e sono stati esposti alle radiazioni.

Queste nanoparticelle in circolo nel sangue e nei tessuti, rimangono lì per tutta la vita. Questo è stato dimostrato con il caso del Col. Carlo Calcagni, il quale ha eseguito delle indagini sul suo corpo, e ha ricevuto l’attestato che è interamente contaminato.

Nel corso del convegno che si è svolto presso la Regione Toscana, in presenza anche dell’On.le Alfonso Bonafede, già Ministro della Giustizia, è intervenuta, tra gli altri, anche la Prof.ssa Antonietta Gatti.

Consulta il video integrale con gli interventi dell’Avv. Ezio Bonanni, dell’On.le Alfonso Bonafede e della Prof.ssa Antonietta Gatti. Nel corso del convegno del 15.04.2016 è intervenuto anche Lorenzo Motta, e altre vittime dell’uranio impoverito e dei vaccini.

Utilizzo di uranio impoverito: danno alla salute

L’Osservatorio Nazionale Amianto ha censito circa 8.000 militari che, dopo aver preso parte alle missioni, sono stati colpiti da vari tipi di patologie. Tra queste vi sono soprattutto linfomi di Hodgkin e non Hodgkin e leucemie. I deceduti, in seguito a patologie riconducibili ad esposizione a questi cancerogeni, sono più di 375.

Le analisi dell’Osservatorio Vittime del Dovere, coerentemente con l’impegno dell’ONA, rafforza la tutela di queste vittime. In molti casi, il Ministero della Difesa non riconosce la causa di servizio. Il riconoscimento della causa di servizio è molto importante, perché permette di ottenere la tutela del diritto.

In primo luogo il riconoscimento dell’equo indennizzo e poi la pensione privilegiata.

Metalli pesanti, radiazioni, amianto e vaccini contaminati

In molte occasioni, i nostri militari sono stati esposti a più agenti cancerogeni. Non soltanto radiazioni e nano particelle di metalli pesanti per l’uso di proiettili all’uranio impoverito. Anche polveri di amianto e vaccini con additivi contaminanti.

I proiettili all’uranio impoverito hanno polverizzato spesso mezzi corazzati e installazioni, tra cui quelle in cemento amianto. Le fibre di asbesto si sono sviluppate anche grazie all’uso di questi proiettili.

L’ONA ha ottenuto il riconoscimento di molti casi di sinergia. In particolare il caso di Lorenzo Motta, del Maresciallo Leopoldo Di Vico e nel caso del Maresciallo Luigi Sanna.

Dei pericoli che incorrono i soldati italiani a causa dell’uranio impoverito ne parla anche la quarta puntata di ONA TV: Uranio impoverito, la dura battaglia dei militari italiani 

Uranio impoverito: la posizione dello Stato italiano

Sul tema dell’utilizzo di uranio impoverito e della salvaguarda dei militari italiani si è espressa l’ex ministra della Difesa, Elisabetta Trenta. Secondo una sua dichiarazione sarebbe prevista l’ideazione di una legge per tutelare i diritti dei militari che hanno prestato servizio per il Paese. La causa della malattia professionale non dovrà più essere dimostrata dalla vittima, ma sarà la Difesa a dover dimostrare che la malattia non sia collegata al servizio reso. Si inverte in questo modo l’onere della prova.

Stabilire il rapporto di causa effetto tra contaminazione e malattia è molto importante. Solo in questo modo si può intentare una causa per ottenere il risarcimento e l’elargizione di indennizzi, grazie al riconoscimento dello status di vittima del dovere.

Uranio impoverito: strage di militari

La Colombo Servizi, grazie alla collaborazione con l’ONA e alla consulenza dell’Avv. Ezio Bonanni, tutela le vittime dell’amianto e dell’uranio impoverito.

Il nostro staff medico, legale e tecnico, altamente specializzato, fornisce assistenza in caso di esposizione ad amianto, anche per una prima consulenza gratuita.

In molti casi, poiché ci sono state esposizioni sinergiche sia ad amianto che ad altri cancerogeni. In molti casi, i nostri militari sono stati esposti per via dell’utilizzo di amianto.

Infatti nelle nostre Forze Armate vi è un’elevata incidenza di casi di mesotelioma e di altri malattie asbesto correlate, dovute anche all’esposizione all’uranio impoverito, si può chiedere la tutela legale, per salvaguardare i propri diritti, sia previdenziali che risarcitori. La tutela è estesa anche ai familiari della vittima.

Anche IARC, nella sua monografia, ha confermato la cancerogenicità dell’amianto:

There is sufficient evidence in humans for the carcinogenicity of all forms of asbestos […]. Asbestos causes mesothelioma and cancer of the lung, larynx and ovary. Also positive associations have been observed between exposure to all forms of asbestos and cancer of the pharynx, stomach, and colorectum.

(Volume 100C – IARC Monographs)

L’avv. Ezio Bonanni è stato audito dalla Commissione di Inchiesta Uranio Impoverito  in data 07.12.2017 ed ha evidenziato questa sinergia. In ogni caso le plurime esposizioni ad amianto ed uranio impoverito e gli effetti uranio impoverito nefasti sulla salute umana.

Quindi, questa Commissione di Inchiesta, che aveva tra le sue finalità quella di accertare il rischio uranio impoverito e la presenza di malattie uranio impoverito, ha poi evidenziato che ci sono più rischi per i nostri militari (CAMERA DEI DEPUTATI Doc. XXII-bis N. 23).

La giurisprudenza ha chiarito che anche il personale militare deve essere tutelato, maggiormente se in tempo di pace. L’art. 2087 del c.c. si applica anche ai militari.

Uranio impoverito: relazione della Commissione di Inchiesta

La relazione finale della Commissione di Inchiesta della Camera dei deputati ha ribadito che l’uranio impoverito è una delle condizioni di rischio. L’uso di questi proiettili ha infatti contaminato estesi territori. Per questi motivi si sono moltiplicate le infermità tra i nostri militari.

Se si lavora presso le Forze armate, in caso di malattie amianto sussiste il diritto alla causa di servizio e al riconoscimento di  vittima del dovere. I settori compresi sono l’Esercito, la Marina Militare, l’Aeronautica Militare, Carabinieri, Polizia di Stato, Polizia Penitenziaria, Polizia Municipale, Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco e Guardia di Finanza.

La pubblicazione dell’Avv. Ezio Bonanni, Presidente dell’Osservatorio Nazionale Amianto, “Il libro bianco delle morti d’amianto in Italia-ed.2022” riporta tutti i settori in cui vi è un più elevato rischio amianto e quindi una maggiore incidenza di casi malattie asbesto correlate, tra cui la più diffusa è il mesotelioma.

Perciò, per tutti coloro che, a causa dell’esposizione all’amianto, hanno subito lesioni o danni fisici in servizio, si ha il diritto a determinate prestazioni. Nel caso di decesso, le prestazioni sono cedute ai superstiti. I superstiti della vittima sono identificati dall’art.6 L.466/1980 in quest’ordine: coniuge, figli, genitori, fratelli.

Militari vittime uranio impoverito: i diritti

I militari, impiegati in missioni, in Italia e all’estero, che hanno subito infermità, con danno biologico e anche con la morte, hanno diritto alle tutele. Quindi debbono essere innanzitutto riconosciuti per causa di servizio, e dunque con equo indennizzo e pensione privilegiata. In caso di decesso, i diritti maturati dalle vittime si trasmettono ai loro eredi.

Ci sono poi i diritti che debbono essere riconosciuti ai superstiti, come tali, i coniugi, e i figli.

Recentemente la Cassazione, nella sentenza 7409/2023, ha dato precisazioni sull’onere della prova riguardo le vittime dell’uranio impoverito.

Il militare interessato a percepire la speciale elargizione di cui al D.P.R. n. 90 del 2010, richiamato art. 1079 non è tenuto a dimostrare l’esistenza di un nesso eziologico fra esposizione all’uranio impoverito (o ad altri metalli pesanti) e neoplasia. Siffatto accertamento è necessario ove l’interessato svolga una domanda risarcitoria, ossia assuma la commissione, da parte dell’Amministrazione, di un illecito civile consistente nella colpevole esposizione del dipendente ad una comprovata fonte di rischio in assenza di adeguate forme di protezione, con conseguente contrazione di infermità“.

Inoltre chierisce che “il risarcimento del danno compete a chiunque e dipende nel quantum dall’effettivo danno riportato, mentre la speciale elargizione spetta solo ai soggetti individuati dalla legge ed è quantificata a monte in misura predeterminata”.

Uranio impoverito: i diritti per i figli non a carico

Nel caso di decesso, l’Amministrazione intende applicare l’art. 6 della L. 466/1980, che ha ad oggetto le tutele relative alla speciale elargizione. Prestazioni del tutto differenti all’assegno vitalizio e allo speciale assegno vitalizio, e alle altre prestazioni che sono dovute ai superstiti.

Questa discriminazione è stata denunciata più volte dall’Avv. Ezio Bonanni, anche nella sua audizione presso la I^ Commissione  Affari Costituzionali del Senato della Repubblica (29.10.2019). Il tema si è posto perché gli orfani delle vittime del terrorismo hanno invece riconosciuto i loro diritti sempre.

A tal proposito la Corte di Appello di Genova, in funzione di Magistratura del lavoro, n. 575/2019, ha ritenuto non applicabile l’art. 6 della L. 466/1980. Anche SS.UU. 22753/2018, su cui spesso si basano i Ministeri come quello della Difesa per rigettare le domande, è risultato infondato. Infatti in esso si fa riferimento solo a fratelli e sorelle non a carico.

La più recente giurisprudenza ha però tentato di far luce sulla questione e aprire nuovi scenari che garantiscono l’eliminazione di questa discriminazione, che è in contratto anche con la direttiva comunitaria. Il significativo risultato è stato ottenuto con l’ordinanza della Corte di Cassazione, Sez. Lav., n. 8628/2024, che ha rimesso gli atti alle Sezioni Unite, al fine di ottenere giustizia, uguaglianza e tutela anche per coloro che non erano nel carico fiscale del congiunto al momento del suo decesso.

Militari uranio impoverito e assegno vitalizio di €500,00

L’Avv. Ezio Bonanni è riuscito a far sì che le vittime del dovere  fossero equiparate alle vittime del terrorismo. Per questo motivo anche i figli a carico devono essere riconosciuti. Inoltre ciò permette alle vittime del dovere e ai loro superstiti di ottenere la liquidazione degli stessi importi. L’assegno vitalizio mensile che spetta anche alle vittime del dovere diventa di €500, così come alle vittime del terrorismo.

Infatti, l’Amministrazione si ostina ad erogare un importo di €258,23, mentre invece è dovuto il maggiore importo di €500,00. Questo è molto importante. Per questi motivi, l’Avv. Ezio Bonanni, fin dall’istituzione di questo diritto, ha iniziato dei giudizi per avere la liquidazione dell’importo maggiore.

Questo è stato ribadito anche nel corso della già richiamata audizione presso il Senato della Repubblica. I risultati ottenuti sono importantissimi. La stessa Suprema Corte di Cassazione, a Sezioni Unite, con sentenza 7761/2017, ha chiarito che il diritto spetta nella misura di €500,00 anche alle vittime del dovere.

Questo è stato ribadito anche dalle Sezioni Unite 22753/2018. Tuttavia le Amministrazioni si ostinano sempre a riconoscere l’importo inferiore, e questo rende necessario proseguire le azioni.

Militari italiani uranio impoverito: status vittime del dovere

Le prestazioni previdenziali sono soltanto degli indennizzi e non dei risarcimenti. Per questi motivi, l’Osservatorio Vittime del Dovere e l’Avv. Ezio Bonanni hanno già intrapreso numerose azioni per la tutela dei diritti delle vittime e dei loro familiari.

Infatti, le nanoparticelle e le radiazioni provocano una più elevata incidenza di tumori. Tra questi, prima di tutto, le leucemie e altre forme di cancro, in particolare quelle degli apparati emolinfopoietici.

In molte occasioni, l’Amministrazione, pur riconoscendo la causa di servizio, non riconosce lo status di vittima del dovere. Infatti nega che questi danni rientrino nella previsione normativa dell’art. 1 co. 563 della L. 266/05.

Tuttavia, proprio in base all’art. 1 co. 564 della L. 266/05, questi diritti sono stati riconosciuti. Infatti, la Suprema Corte di Cassazione ha riconosciuto nelle vittime di sostanze cancerogene, quel quid pluris per la equiparazione alle vittime del dovere.

Così, infatti, Cassazione, Sez. lavoro, Ord., (data ud. 03/11/2020) 19/01/2021, n. 823. In precedenza, Cassazione Civile, Sezione lavoro, 4238/2019. Già prima Cassazione Civile, Sezione lavoro, 20446/2019.

La Corte di Cassazione, VI sezione civile, 14018 del 07.07.2020, ha chiarito che laddove ci sia la violazione dell’art. 2087 c.c., c’è il diritto a tale riconoscimento. Infatti non può essere certo lecito esporre il militare all’amianto o all’uranio. Esporre un militare a sostanze cancerogene non rientra nel servizio ordinario.

Queste sono i presupposti anche della tutela giuridica risarcitoria.

Militari italiani uranio impoverito e risarcimento danni

Nel caso di riconoscimento di causa di servizio e dello status di vittima del dovere, sussiste anche il diritto al risarcimento. Infatti, queste prestazioni sono solo degli indennizzi. Sussiste il diritto al risarcimento, sia del danno patrimoniale, che di quello non patrimoniale.

Il principio giuridico è quello del risarcimento per la violazione dell’obbligo di sicurezza, perchè l’art. 2087 c.c. si applica anche in questo caso. Sussiste, in sostanza, l’obbligo di risarcire tutti i danni, al netto delle prestazioni.

Risarcimento ai familiari in caso di decesso

Molti militari sono deceduti per via dell’utilizzo dei proiettili all’uranio impoverito. Quindi, in questi casi, oltre alle prestazioni proprie dei superstiti, vi è il diritto al risarcimento anche del danno iure proprio. Si tratta di un danno per la perdita del rapporto parentale, che deve essere integralmente ristorato.

Recentemente il Tribunale di Roma, Sez. Civile, sentenza 567 del 2023, ha condannato il Ministero a risarcire i danni subiti dai familiari del luogotenente Di Vico Leopoldo, che era stato in missione in Kosovo.

Aveva frequentato luoghi nei quali erano scoppiati ordigni con uranio impoverito, con conseguente contaminazione e aerodispersione di polveri e fibre di amianto. […] Era stato esposto anche a radiazioni ionizzanti ed ossidi insolubili che venivano inalati e trattenuti nei polmoni, determinado una diffusione di agenti patogeni, in grado di generare alterazioni precancerose“.

Questa sentenza conferma anche che, in sede civilistico risarcitoria, si applica il diverso criterio del “più probabile che non“.

Tutela legale gratuita e assistenza alle vittime

La Colombo Servizi sostiene l’operato dell’Osservatorio Nazionale Amianto. Queste due realtà portano avanti l’obiettivo di salvaguardare i diritti sia delle vittime di amianto sia dei loro familiari.

Per ottenere assistenza legale gratuita, è sufficiente farne richiesta. Chiedendo la consulenza gratuita, la nostra squadra di avvocati online sarà a disposizione per fornire un primo parere legale gratuito.