Amianto Marina Militare

Amianto Marina Militare: risarcimento 600mila euro per militare deceduto

L’emergenza amianto in Marina Militare permane, considerata l’epidemia di patologie asbesto correlate che si sta sviluppando nel corso degli ultimi anni. Recentemente, il TAR del Friuli Venezia Giulia ha condannato il Ministero della Difesa. La pronuncia ha stabilito il risarcimento danni in favore della famiglia di un 1^ Maresciallo Luogotenente. Il militare, morto per mesotelioma pleurico, ha subito esposizione ad amianto ed ad altri cancerogeni nel corso del servizio. Non si tratta, infatti, del primo decesso per patologia asbesto correlata tra le file della Marina Militare, i cui i dati dell’epidemia di casi sono stati recentemente aggiornati con la pubblicazione INAIL dell’VIII Rapporto del Registro Nazionale Mesoteliomi [ReNaM].

L’epidemia di malattie amianto correlate in Marina Militare

Prosegue l’epidemia di malattie asbesto correlate in Marina Miliare. L’INAIL ha censito 1236 casi di mesotelioma nel comparto delle Forze Armate. L’incidenza epidemiologica è pari al 4,8% della totalità dei casi in Italia.

La Marina Militare ha utilizzato l’amianto e i materiali contenenti asbesto “come coibente, per l’isolamento termico, acustico e di protezione dal fuoco, nella quasi totalità delle navi della Marina Militare in servizio sino ai primi anni di questo secolo. Così ha confessato lo stesso ente pubblico.

L’amianto era presente “anche nei locali di “vita” del personale imbarcato, quali cuccette e mense che potevano essere attraversati dalle condotte a vista rivestite da tessuti in amianto o separati con pannelli divisori contenenti amianto” (VIII Rapporto ReNaM)Lo stesso INAIL ha evidenziato come i principali utilizzi dei materiali contente amianto nel naviglio militare erano quelli relativi all’applicazione a spruzzo sulle strutture metalliche interne.

Il caso del 1^ Maresciallo Luogotenente della Marina Militare

La sentenza del TAR del Friuli Venezia Giulia riguarda un 1^ Maresciallo Luogotenente, che ha prestato servizio in Marina Militare per 36 anni a terra, con imbarco nelle unità navali di vecchia generazione per alcuni periodi della sua carriera militare. È stato proprio il suo servizio a determinare l’insorgenza del mesotelioma pleurico, neoplasia asbesto correlata, a causa delle non cautelate esposizioni ad asbesto e ad altri cancerogeni, tra cui anche uranio impoverito.

Per la malattia del militare è stata confermata la riconducibilità al servizio. Nel 2013, con il riconoscimento  della causa di servizio e, successivamente, con l’equiparazione a vittima del dovere, con la costituzione delle prestazioni previdenziali in favore della vedova. Il militare di origini pugliese, poi stabilitosi nel Friuli, ha svolto servizio dal 1966 al 2004. Durante il suo servizio, questi ha subito esposizione ad amianto ed altri cancerogeni, ed è deceduto a soli 63 anni di età per mesotelioma pleurico, diagnosticato nell’estate del 2008.

La vittoria anche dell’Osservatorio Nazionale Amianto

La famiglia del 1^ Maresciallo Luogotenente della Marina Militare ha ottenuto la condanna del Ministero della Difesa grazie all’assistenza dell’Avv. Ezio Bonanni, Presidente dell’Osservatorio Nazionale Amianto, con il deposito del ricorso giudiziario innanzi il Tar del Friuli Venezia Giulia. Gli eredi del 1^ Maresciallo Luogotenente hanno ritenuto il Ministero della Difesa responsabile per aver esposto il militare ad amianto e altre sostanze cancerogene. Il tutto in assenza di formazione ed informazione, circa il reale rischio e la mancata adozione di strumenti di prevenzione tecnica e di protezione individuale. Oltre all’omissione della sorveglianza sanitaria nei confronti del 1^ Maresciallo Luogotenente.

Il TAR del Friuli Venezia Giulia, dopo la verificazione medico legale, ha riconosciuto il danno sofferto dalla vittima. Pertanto, il Tribunale ha condannato il Ministero della Difesa al risarcimento del danno iure hereditario pari a 600 mila euro.

Finalmente giustizia. Per l’ennesimo militare deceduto a causa dell’esposizione elevata e non cautelata a fibre e polveri d’amianto. Non solo nelle unità navali, ma anche nelle basi arsenalizie”, così ha dichiarato l’Avv. Ezio Bonanni, legale della famiglia.